Johannes Brahms nasce ad Amburgo il 7 maggio 1833. La dedizione per la musica gli viene dal padre, suonatore di contrabbasso. Grazie a lui intraprende lo studio di questa disciplina e in particolare composizione. La conoscenza con il violinista e direttore d’orchestra Joseph Joachim lo introduce nei più influenti circoli musicali tedeschi. Oltre a quello con Liszt a Weimar, decisivo è l’incontro con Schumann a Düsseldorf.
Liszt intuisce il grande potenziale di Brahms al punto di presentarlo al pubblico come il perfetto antagonista della corrente culturale definita progressista rappresentata da Liszt e Wagner. Johannes è da subito un grande innovatore: elabora e fonda un nuovo modello romantico di musica più libero e irruento, pur sfruttando le forme dello stile classico. Il distacco con altri giganti della musica appare evidente nonostante, al pari di Beethoven o dello stesso Liszt, scriva in quasi tutti i generi musicali eccetto l’opera lirica: musica vocale, strumentale, da camera e riservata alla grande orchestra, lieder e strabilianti opere corali. Già nel 1854 si cimenta nel concerto opera 15 per pianoforte e orchestra.
Dopo aver coltivato esercizi sempre più ardui di contrappunto allarga il proprio orizzonte tecnico-stilistico superando le composizioni per pianoforte. Inizia quelle corali e per organo oltre a serenate come l’opera 11. Tra il 1857 e il 1859 è maestro di cappella presso la corte del principe Lippe-Detmold; tra il 1859 e il 1862 approda alla musica da camera tra cui ricordiamo i due quartetti con pianoforte opera 25 e 26. Successivamente elabora le composizioni sinfonico-corali come il famoso Deutsches Requiem (il Requiem tedesco) e il Canto del destino (Schicksalslied).
Per Brahms la musica si completa da sé e possiede cioè una propria intima espressione. Per dimostrarlo sviscera tutte le questioni tecniche; lavora sulla forma per gradi secondo personali valori musicali sino alla sinfonia. Nel 1862 si trasferisce a Vienna, città con la quale creerà un legame destinato a durare sino alla morte. Lì diventa direttore d’orchestra oltre che compositore di fama e pianista. Comincia ad inasprirsi la contrapposizione Wagner – Brahms che la critica ha oggi ridimensionato ad un piano quasi esclusivamente personale. Brahms non intende far polemica né rappresentare una eccessiva reazione al progressismo di Wagner. Semplicemente la sua musica nasce da esigenze intime, malinconiche, riflessive, elegiache e meditative rispetto all’alto lirismo e agli slanci eroici tipici della prima generazione romantica che coniugava fatti musicali a contenuti letterari. Brahms sviluppa una nuova concezione del discorso musicale che viene depurato da costruzioni retoriche e inserito in una dimensione espressiva più neutra, ma non per questo meno emotiva. Il tema musicale è solo un passaggio in cui nascono idee, periodi. La gamma passionale scivola dalla depressione più disperata ad un’esplosione di sentimenti sublimi.
La Musikwissenschaft, la scienza della musica, forgia una nuova era, nuovi modelli ed abbraccia gli interessi della società mitteleuropea della seconda metà dell’Ottocento. Diminuisce l’attenzione verso la personalità creatrice e aumenta quella per gli aspetti tecnici e formali dell’opera. Brahms con la musica da camera e le prime composizioni per pianoforte studia la densità armonica e punta ad una pienezza sonora.
I suoi brani esigono virtuosismo, come dimostra il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra opera 83. È con la musica da camera che si manifestano le ambizioni di Brahms verso una ricerca di equilibrio di forma, tra classicismo e volontà di superare certi limiti.
Questi traguardi sono presto trasferiti in campo sinfonico. È arduo tentare di decodificare con poche parole quello spessore poetico insito in ogni sinfonia. Le più famose sono la prima sinfonia opera 68 in do minore, la seconda opera 73 in re maggiore, la terza opera 90 in fa maggiore e la quarta opera 98 in mi minore. In quest’ultima un tema di sole otto battute, lineare e alquanto semplice, viene dilatato e variato dal maestro attraverso una serie vastissima di cambiamenti e movimenti.
Ad esse si aggiungono quartetti, ouvertures per orchestra, sonate. Nell’eterogenea produzione ‘brahmsiana’ costituita anche da una copiosa produzione corale, il già citato Requiem tedesco rappresenta un deciso tentativo di unire in modo solenne orchestra e coro. Anticipatore dei lavori sinfonici post 1875, il Requiem è il capolavoro indiscusso del musicista tedesco in campo sacro. L’autore vi riversa in modo inequivocabile la propria religiosità, ma può anche essere definito una contemplazione laica e malinconica della morte, una meditazione sulla sorte dell’uomo. Brahms può essere considerato per certi aspetti il continuatore di Schumann da un lato e di Beethoven dall’altro. Del primo ricorda la fusione tra classicismo e romanticismo che si ritrova nei lieder e nella musica da camera; al secondo può essere ricollegato soprattutto per le sinfonie, nelle quali seguiva lo schema formale classico del compositore di Bonn. Brahms muore a Vienna il 3 aprile 1897.
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(5014) DANZA UNGHERESE N. 5
–
(5290) DANZA UNGHERESE N. 6
–
(5140) NINNA NANNA, op. 49 N. 4
–
3 pubblicazioni in catalogo
Johannes Brahms nasce ad Amburgo il 7 maggio 1833. La dedizione per la musica gli viene dal padre, suonatore di contrabbasso. Grazie a lui intraprende lo studio di questa disciplina e in particolare composizione. La conoscenza con il violinista e direttore d’orchestra Joseph Joachim lo introduce nei più influenti circoli musicali tedeschi. Oltre a quello con Liszt a Weimar, decisivo è l’incontro con Schumann a Düsseldorf.
Liszt intuisce il grande potenziale di Brahms al punto di presentarlo al pubblico come il perfetto antagonista della corrente culturale definita progressista rappresentata da Liszt e Wagner. Johannes è da subito un grande innovatore: elabora e fonda un nuovo modello romantico di musica più libero e irruento, pur sfruttando le forme dello stile classico. Il distacco con altri giganti della musica appare evidente nonostante, al pari di Beethoven o dello stesso Liszt, scriva in quasi tutti i generi musicali eccetto l’opera lirica: musica vocale, strumentale, da camera e riservata alla grande orchestra, lieder e strabilianti opere corali. Già nel 1854 si cimenta nel concerto opera 15 per pianoforte e orchestra.
Dopo aver coltivato esercizi sempre più ardui di contrappunto allarga il proprio orizzonte tecnico-stilistico superando le composizioni per pianoforte. Inizia quelle corali e per organo oltre a serenate come l’opera 11. Tra il 1857 e il 1859 è maestro di cappella presso la corte del principe Lippe-Detmold; tra il 1859 e il 1862 approda alla musica da camera tra cui ricordiamo i due quartetti con pianoforte opera 25 e 26. Successivamente elabora le composizioni sinfonico-corali come il famoso Deutsches Requiem (il Requiem tedesco) e il Canto del destino (Schicksalslied).
Per Brahms la musica si completa da sé e possiede cioè una propria intima espressione. Per dimostrarlo sviscera tutte le questioni tecniche; lavora sulla forma per gradi secondo personali valori musicali sino alla sinfonia. Nel 1862 si trasferisce a Vienna, città con la quale creerà un legame destinato a durare sino alla morte. Lì diventa direttore d’orchestra oltre che compositore di fama e pianista. Comincia ad inasprirsi la contrapposizione Wagner – Brahms che la critica ha oggi ridimensionato ad un piano quasi esclusivamente personale. Brahms non intende far polemica né rappresentare una eccessiva reazione al progressismo di Wagner. Semplicemente la sua musica nasce da esigenze intime, malinconiche, riflessive, elegiache e meditative rispetto all’alto lirismo e agli slanci eroici tipici della prima generazione romantica che coniugava fatti musicali a contenuti letterari. Brahms sviluppa una nuova concezione del discorso musicale che viene depurato da costruzioni retoriche e inserito in una dimensione espressiva più neutra, ma non per questo meno emotiva. Il tema musicale è solo un passaggio in cui nascono idee, periodi. La gamma passionale scivola dalla depressione più disperata ad un’esplosione di sentimenti sublimi.
La Musikwissenschaft, la scienza della musica, forgia una nuova era, nuovi modelli ed abbraccia gli interessi della società mitteleuropea della seconda metà dell’Ottocento. Diminuisce l’attenzione verso la personalità creatrice e aumenta quella per gli aspetti tecnici e formali dell’opera. Brahms con la musica da camera e le prime composizioni per pianoforte studia la densità armonica e punta ad una pienezza sonora.
I suoi brani esigono virtuosismo, come dimostra il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra opera 83. È con la musica da camera che si manifestano le ambizioni di Brahms verso una ricerca di equilibrio di forma, tra classicismo e volontà di superare certi limiti.
Questi traguardi sono presto trasferiti in campo sinfonico. È arduo tentare di decodificare con poche parole quello spessore poetico insito in ogni sinfonia. Le più famose sono la prima sinfonia opera 68 in do minore, la seconda opera 73 in re maggiore, la terza opera 90 in fa maggiore e la quarta opera 98 in mi minore. In quest’ultima un tema di sole otto battute, lineare e alquanto semplice, viene dilatato e variato dal maestro attraverso una serie vastissima di cambiamenti e movimenti.
Ad esse si aggiungono quartetti, ouvertures per orchestra, sonate. Nell’eterogenea produzione ‘brahmsiana’ costituita anche da una copiosa produzione corale, il già citato Requiem tedesco rappresenta un deciso tentativo di unire in modo solenne orchestra e coro. Anticipatore dei lavori sinfonici post 1875, il Requiem è il capolavoro indiscusso del musicista tedesco in campo sacro. L’autore vi riversa in modo inequivocabile la propria religiosità, ma può anche essere definito una contemplazione laica e malinconica della morte, una meditazione sulla sorte dell’uomo. Brahms può essere considerato per certi aspetti il continuatore di Schumann da un lato e di Beethoven dall’altro. Del primo ricorda la fusione tra classicismo e romanticismo che si ritrova nei lieder e nella musica da camera; al secondo può essere ricollegato soprattutto per le sinfonie, nelle quali seguiva lo schema formale classico del compositore di Bonn. Brahms muore a Vienna il 3 aprile 1897.
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(5290) DANZA UNGHERESE N. 6
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(5140) NINNA NANNA, op. 49 N. 4
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3 pubblicazioni in catalogo
Johannes Brahms nasce ad Amburgo il 7 maggio 1833. La dedizione per la musica gli viene dal padre, suonatore di contrabbasso. Grazie a lui intraprende lo studio di questa disciplina e in particolare composizione. La conoscenza con il violinista e direttore d’orchestra Joseph Joachim lo introduce nei più influenti circoli musicali tedeschi. Oltre a quello con Liszt a Weimar, decisivo è l’incontro con Schumann a Düsseldorf.
Liszt intuisce il grande potenziale di Brahms al punto di presentarlo al pubblico come il perfetto antagonista della corrente culturale definita progressista rappresentata da Liszt e Wagner. Johannes è da subito un grande innovatore: elabora e fonda un nuovo modello romantico di musica più libero e irruento, pur sfruttando le forme dello stile classico. Il distacco con altri giganti della musica appare evidente nonostante, al pari di Beethoven o dello stesso Liszt, scriva in quasi tutti i generi musicali eccetto l’opera lirica: musica vocale, strumentale, da camera e riservata alla grande orchestra, lieder e strabilianti opere corali. Già nel 1854 si cimenta nel concerto opera 15 per pianoforte e orchestra.
Dopo aver coltivato esercizi sempre più ardui di contrappunto allarga il proprio orizzonte tecnico-stilistico superando le composizioni per pianoforte. Inizia quelle corali e per organo oltre a serenate come l’opera 11. Tra il 1857 e il 1859 è maestro di cappella presso la corte del principe Lippe-Detmold; tra il 1859 e il 1862 approda alla musica da camera tra cui ricordiamo i due quartetti con pianoforte opera 25 e 26. Successivamente elabora le composizioni sinfonico-corali come il famoso Deutsches Requiem (il Requiem tedesco) e il Canto del destino (Schicksalslied).
Per Brahms la musica si completa da sé e possiede cioè una propria intima espressione. Per dimostrarlo sviscera tutte le questioni tecniche; lavora sulla forma per gradi secondo personali valori musicali sino alla sinfonia. Nel 1862 si trasferisce a Vienna, città con la quale creerà un legame destinato a durare sino alla morte. Lì diventa direttore d’orchestra oltre che compositore di fama e pianista. Comincia ad inasprirsi la contrapposizione Wagner – Brahms che la critica ha oggi ridimensionato ad un piano quasi esclusivamente personale. Brahms non intende far polemica né rappresentare una eccessiva reazione al progressismo di Wagner. Semplicemente la sua musica nasce da esigenze intime, malinconiche, riflessive, elegiache e meditative rispetto all’alto lirismo e agli slanci eroici tipici della prima generazione romantica che coniugava fatti musicali a contenuti letterari. Brahms sviluppa una nuova concezione del discorso musicale che viene depurato da costruzioni retoriche e inserito in una dimensione espressiva più neutra, ma non per questo meno emotiva. Il tema musicale è solo un passaggio in cui nascono idee, periodi. La gamma passionale scivola dalla depressione più disperata ad un’esplosione di sentimenti sublimi.
La Musikwissenschaft, la scienza della musica, forgia una nuova era, nuovi modelli ed abbraccia gli interessi della società mitteleuropea della seconda metà dell’Ottocento. Diminuisce l’attenzione verso la personalità creatrice e aumenta quella per gli aspetti tecnici e formali dell’opera. Brahms con la musica da camera e le prime composizioni per pianoforte studia la densità armonica e punta ad una pienezza sonora.
I suoi brani esigono virtuosismo, come dimostra il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra opera 83. È con la musica da camera che si manifestano le ambizioni di Brahms verso una ricerca di equilibrio di forma, tra classicismo e volontà di superare certi limiti.
Questi traguardi sono presto trasferiti in campo sinfonico. È arduo tentare di decodificare con poche parole quello spessore poetico insito in ogni sinfonia. Le più famose sono la prima sinfonia opera 68 in do minore, la seconda opera 73 in re maggiore, la terza opera 90 in fa maggiore e la quarta opera 98 in mi minore. In quest’ultima un tema di sole otto battute, lineare e alquanto semplice, viene dilatato e variato dal maestro attraverso una serie vastissima di cambiamenti e movimenti.
Ad esse si aggiungono quartetti, ouvertures per orchestra, sonate. Nell’eterogenea produzione ‘brahmsiana’ costituita anche da una copiosa produzione corale, il già citato Requiem tedesco rappresenta un deciso tentativo di unire in modo solenne orchestra e coro. Anticipatore dei lavori sinfonici post 1875, il Requiem è il capolavoro indiscusso del musicista tedesco in campo sacro. L’autore vi riversa in modo inequivocabile la propria religiosità, ma può anche essere definito una contemplazione laica e malinconica della morte, una meditazione sulla sorte dell’uomo. Brahms può essere considerato per certi aspetti il continuatore di Schumann da un lato e di Beethoven dall’altro. Del primo ricorda la fusione tra classicismo e romanticismo che si ritrova nei lieder e nella musica da camera; al secondo può essere ricollegato soprattutto per le sinfonie, nelle quali seguiva lo schema formale classico del compositore di Bonn. Brahms muore a Vienna il 3 aprile 1897.
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