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Briccialdi, Giulio
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“Il Paganini del flauto” – come Giulio Briccialdi viene definito dall’entusiasmo popolare e dalla critica – nasce a Terni nel 1818 e, dopo essersi diplomato nel Conservatorio romano di S. Cecilia a soli 15 anni, inizia una brillante attività professionale che lo porta a suonare come “primo flauto” nelle orchestre dei teatri di molte città italiane e a operare con successo crescente nelle principali capitali europee, giungendo persino in Brasile. Questo eccellente virtuoso, prima di ricoprire la cattedra di Flauto al Conservatorio di Firenze (1871- 1881), è direttore della Banda di Fermo negli anni Sessanta dell’Ottocento e, nei medesimi anni, molte altre città marchigiane registrano la sua presenza concertistica: il 12 luglio 1863 suona a Fabriano; il 14 Maggio 1864 diventa Socio Onorario della Società Rossiniana di Pesaro; il 29 ottobre 1865 tiene un concerto ad Ancona a favore degli orfani causati da un’epidemia di colera; nell’agosto 1867 è “primo flauto” al Teatro della Fortuna di Fano; nel luglio 1868 è ancora “primo flauto” al Teatro di Senigallia.

Se a Fermo Briccialdi si sente “segregato dal mondo” – come scrive in una lettera datata “Fermo, 30 Settembre 1864” al collega Emanuele Krakamp – nello stesso tempo riversa con generosità il suo impegno sulla banda cittadina che, con lui, acquisisce un prestigio di cui rimarrà a lungo memoria. Ne è la prova quanto si legge nel libro L’istruzione nella provincia di Ascoli Piceno dai tempi più antichi ai giorni nostri (1899): “cessato il governo Pontificio, assunta la divisa della Guardia Nazionale, direttore il sommo flautista Giulio Briccialdi, acquistati dal Municipio nuovi e buoni strumenti, la banda di Fermo divenne per i suoi progressi reputata e nominata nelle Marche.”

E tanta è stata la fama di Briccialdi direttore della banda di Fermo che, per tradizione orale, si è soliti indicare ancora il fondo bandistico della Biblioteca Comunale di Fermo come “fondo Briccialdi.”   Ultimati i ‘lavori in corso’ di riorganizzazione e catalogazione di questi manoscritti, ci auguriamo che emergano le composizioni originali o le trascrizioni bandistiche di Giulio Briccialdi che comparivano nell’inventario della banda di Fermo redatto nel 1916 e aggiornato nel 1923: 8 pezzi originali di opere, 31 marce, 2 marce funebri, 12 ballabili, 1 mazurka.

Oltre che straordinario flautista, ottimo direttore di banda e impegnato organologo (inventa un nuovo modello di flauto che per anni contende la celebrità a quello costruito da Böhm), Giulio Briccialdi è infatti un compositore di particolare estro. Il suo vasto catalogo comprende le pagine che elaborano, in forma cameristica e con una scrittura acrobatica, le più celebri arie di famose opere liriche del tempo, le tanto apprezzate “fantasie” o “parafrasi”; la produzione didattica, che è quella che gli ha conservato la fama poiché alcuni degli Studi, scritti per i suoi allievi del Conservatorio di Firenze, sono stati inseriti nei programmi ministeriali obbligatori per l’esame di compimento inferiore di Flauto; e i brani originali, che esprimono una perfetta conoscenza tecnico- espressiva del suo strumento e spesso rivelano una struttura formale ben congegnata sul modello dell’articolazione operistica, alludendo a recitativi, arie e cabalette. Ne è un brillante esempio Il vento, capriccio op.112 per flauto e pianoforte, pubblicato nel 1868 dalla casa editrice “B. Schott’s Söhne” di Magonza e molto probabilmente composto proprio negli anni di Fermo e del suo isolamento, quando il vento gli portava la nostalgia di teatri e applausi.

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“Il Paganini del flauto” – come Giulio Briccialdi viene definito dall’entusiasmo popolare e dalla critica – nasce a Terni nel 1818 e, dopo essersi diplomato nel Conservatorio romano di S. Cecilia a soli 15 anni, inizia una brillante attività professionale che lo porta a suonare come “primo flauto” nelle orchestre dei teatri di molte città italiane e a operare con successo crescente nelle principali capitali europee, giungendo persino in Brasile. Questo eccellente virtuoso, prima di ricoprire la cattedra di Flauto al Conservatorio di Firenze (1871- 1881), è direttore della Banda di Fermo negli anni Sessanta dell’Ottocento e, nei medesimi anni, molte altre città marchigiane registrano la sua presenza concertistica: il 12 luglio 1863 suona a Fabriano; il 14 Maggio 1864 diventa Socio Onorario della Società Rossiniana di Pesaro; il 29 ottobre 1865 tiene un concerto ad Ancona a favore degli orfani causati da un’epidemia di colera; nell’agosto 1867 è “primo flauto” al Teatro della Fortuna di Fano; nel luglio 1868 è ancora “primo flauto” al Teatro di Senigallia.

Se a Fermo Briccialdi si sente “segregato dal mondo” – come scrive in una lettera datata “Fermo, 30 Settembre 1864” al collega Emanuele Krakamp – nello stesso tempo riversa con generosità il suo impegno sulla banda cittadina che, con lui, acquisisce un prestigio di cui rimarrà a lungo memoria. Ne è la prova quanto si legge nel libro L’istruzione nella provincia di Ascoli Piceno dai tempi più antichi ai giorni nostri (1899): “cessato il governo Pontificio, assunta la divisa della Guardia Nazionale, direttore il sommo flautista Giulio Briccialdi, acquistati dal Municipio nuovi e buoni strumenti, la banda di Fermo divenne per i suoi progressi reputata e nominata nelle Marche.”

E tanta è stata la fama di Briccialdi direttore della banda di Fermo che, per tradizione orale, si è soliti indicare ancora il fondo bandistico della Biblioteca Comunale di Fermo come “fondo Briccialdi.”   Ultimati i ‘lavori in corso’ di riorganizzazione e catalogazione di questi manoscritti, ci auguriamo che emergano le composizioni originali o le trascrizioni bandistiche di Giulio Briccialdi che comparivano nell’inventario della banda di Fermo redatto nel 1916 e aggiornato nel 1923: 8 pezzi originali di opere, 31 marce, 2 marce funebri, 12 ballabili, 1 mazurka.

Oltre che straordinario flautista, ottimo direttore di banda e impegnato organologo (inventa un nuovo modello di flauto che per anni contende la celebrità a quello costruito da Böhm), Giulio Briccialdi è infatti un compositore di particolare estro. Il suo vasto catalogo comprende le pagine che elaborano, in forma cameristica e con una scrittura acrobatica, le più celebri arie di famose opere liriche del tempo, le tanto apprezzate “fantasie” o “parafrasi”; la produzione didattica, che è quella che gli ha conservato la fama poiché alcuni degli Studi, scritti per i suoi allievi del Conservatorio di Firenze, sono stati inseriti nei programmi ministeriali obbligatori per l’esame di compimento inferiore di Flauto; e i brani originali, che esprimono una perfetta conoscenza tecnico- espressiva del suo strumento e spesso rivelano una struttura formale ben congegnata sul modello dell’articolazione operistica, alludendo a recitativi, arie e cabalette. Ne è un brillante esempio Il vento, capriccio op.112 per flauto e pianoforte, pubblicato nel 1868 dalla casa editrice “B. Schott’s Söhne” di Magonza e molto probabilmente composto proprio negli anni di Fermo e del suo isolamento, quando il vento gli portava la nostalgia di teatri e applausi.

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Se a Fermo Briccialdi si sente “segregato dal mondo” – come scrive in una lettera datata “Fermo, 30 Settembre 1864” al collega Emanuele Krakamp – nello stesso tempo riversa con generosità il suo impegno sulla banda cittadina che, con lui, acquisisce un prestigio di cui rimarrà a lungo memoria. Ne è la prova quanto si legge nel libro L’istruzione nella provincia di Ascoli Piceno dai tempi più antichi ai giorni nostri (1899): “cessato il governo Pontificio, assunta la divisa della Guardia Nazionale, direttore il sommo flautista Giulio Briccialdi, acquistati dal Municipio nuovi e buoni strumenti, la banda di Fermo divenne per i suoi progressi reputata e nominata nelle Marche.”

E tanta è stata la fama di Briccialdi direttore della banda di Fermo che, per tradizione orale, si è soliti indicare ancora il fondo bandistico della Biblioteca Comunale di Fermo come “fondo Briccialdi.”   Ultimati i ‘lavori in corso’ di riorganizzazione e catalogazione di questi manoscritti, ci auguriamo che emergano le composizioni originali o le trascrizioni bandistiche di Giulio Briccialdi che comparivano nell’inventario della banda di Fermo redatto nel 1916 e aggiornato nel 1923: 8 pezzi originali di opere, 31 marce, 2 marce funebri, 12 ballabili, 1 mazurka.

Oltre che straordinario flautista, ottimo direttore di banda e impegnato organologo (inventa un nuovo modello di flauto che per anni contende la celebrità a quello costruito da Böhm), Giulio Briccialdi è infatti un compositore di particolare estro. Il suo vasto catalogo comprende le pagine che elaborano, in forma cameristica e con una scrittura acrobatica, le più celebri arie di famose opere liriche del tempo, le tanto apprezzate “fantasie” o “parafrasi”; la produzione didattica, che è quella che gli ha conservato la fama poiché alcuni degli Studi, scritti per i suoi allievi del Conservatorio di Firenze, sono stati inseriti nei programmi ministeriali obbligatori per l’esame di compimento inferiore di Flauto; e i brani originali, che esprimono una perfetta conoscenza tecnico- espressiva del suo strumento e spesso rivelano una struttura formale ben congegnata sul modello dell’articolazione operistica, alludendo a recitativi, arie e cabalette. Ne è un brillante esempio Il vento, capriccio op.112 per flauto e pianoforte, pubblicato nel 1868 dalla casa editrice “B. Schott’s Söhne” di Magonza e molto probabilmente composto proprio negli anni di Fermo e del suo isolamento, quando il vento gli portava la nostalgia di teatri e applausi.

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