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Castaldi, Paolo
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Paolo Castaldi è nato a Milano il 9 settembre 1930.

Ha iniziato la frequentazione della musica verso i cinque anni di età, e ha continuato gli studi di pianoforte e composizione piuttosto liberamente fino ai diciotto anni, parallelamente ad altri studi. Dopo la maturità classica (1948), ha seguito per tre anni i corsi di Ingegneria al Politecnico di Milano (fino al 1951). Si è diplomato in Composizione (1956), con il massimo punteggio, e in Direzione d’orchestra (1959) con Giulini e Votto. Prosegue intanto lo studio della musica nelle differenti forme storiche e nei diversi stili per conto proprio, indipendentemente dalle maniere che sembrano imporsi via via come dominanti momentanee sulla scena dell’ “attualità”. Peraltro, non ha mancato di seguire con attenzione le evoluzioni di pensiero e di linguaggio inc orso; e ha dedicato agli aspetti teorici e tenico-realizzativi della musica contemporanea cicli di seminari, di conversazioni alla radio, articoli, contributi e saggi (ospitati questi in varie pubblicazioni). Ha frequentato per due anni (1957/58) i corsi dell’Accademia Chigiana di Siena, per la composizione e la direzione d’orchestra. Altri corsi segue e tiene a Dartington (1962) e altrove. Maggiore interesse però dedica in quegli anni alle letture: è particolarmente attratto –oltre che in primo luogo dalle partiture dei grandi maestri- dalla storia della filosofia, specie moderna, e dagli ultimi sviluppi delle matematiche (già incontrati ai corsi di Analisi e Geometria analitica del Politecnico). Ha anche seguito l’evolversi delle poetiche odierne nelle altre arti, la pittura soprattutto e la letteratura critica ad essa dedicata.

Ha seguito i corsi dell’Institut für zeitgenössische Musik di Darmstadt assistendo alle lezioni di Boulez, Ligeti, Stockhausen, Kàgel ….. (dal 1960 al 1963); alcune esecuzioni di pezzi suoi hanno avuto luogo nei concerti dello stesso Ente. Dopo queste date, cessa ogni forma di collaborazione, anche in sede divulgativa, con gli esponenti degli indirizzi collaterali a quella “avanguardia” ritenendone in verità esaurita ogni funzione. Persegue invece un approfondimento, quasi in disparte, di motivi e aspetti ulteriori di una propria coerente lingua compositiva. Ha pubblicato studi descrittivi e monografie su opere e concezioni proprie, ed occasionalmente anche su altri autori (ad esempio Strawinsky, l’ultimo Bach o Debussy), come su momenti e problemi particolari del pensiero musicale in genere: tendenzialmente trattandone però da un punto di vista poeticamente, ossia “attivamente”, orientato od offrendone una lettura originalmente mirata all’applicazione nelle prassi attuali. Per un certo numero di partiture ha redatto un parallelo “testo di presentazione” (quasi sistematicamente dal 1962 al 1071) principalmente inteso a fornire un compendio propositivo, piuttosto che esplicativo, della posizione concettuale assunta di volta in volta in connessione con il progetto trattato. Castaldi considera i “linguaggi” da lui impiegati (ultimativamente, da Facsimile, 1962) come riconducibili a un insieme, o a un sistema corrente via via allargato, di convenzioni formalizzate: ossia come una “composizione”, in senso stretto, a sua volta, più propriamente che come un’espressione soggettiva mediata. Ha sempre rifiutato l’interpretazione della sua opera come “dissacratoria”, “neodadaista”, o “divertente”, che viceversa la critica ha creduto di usare con insistenza nei suoi confronti. Ha presentato lavori in rassegne e festival nazionali e internazionali. Altre esecuzioni si sono avute per la radio. Alcune sue composizioni sono state registrate su CD.

 

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Paolo Castaldi è nato a Milano il 9 settembre 1930.

Ha iniziato la frequentazione della musica verso i cinque anni di età, e ha continuato gli studi di pianoforte e composizione piuttosto liberamente fino ai diciotto anni, parallelamente ad altri studi. Dopo la maturità classica (1948), ha seguito per tre anni i corsi di Ingegneria al Politecnico di Milano (fino al 1951). Si è diplomato in Composizione (1956), con il massimo punteggio, e in Direzione d’orchestra (1959) con Giulini e Votto. Prosegue intanto lo studio della musica nelle differenti forme storiche e nei diversi stili per conto proprio, indipendentemente dalle maniere che sembrano imporsi via via come dominanti momentanee sulla scena dell’ “attualità”. Peraltro, non ha mancato di seguire con attenzione le evoluzioni di pensiero e di linguaggio inc orso; e ha dedicato agli aspetti teorici e tenico-realizzativi della musica contemporanea cicli di seminari, di conversazioni alla radio, articoli, contributi e saggi (ospitati questi in varie pubblicazioni). Ha frequentato per due anni (1957/58) i corsi dell’Accademia Chigiana di Siena, per la composizione e la direzione d’orchestra. Altri corsi segue e tiene a Dartington (1962) e altrove. Maggiore interesse però dedica in quegli anni alle letture: è particolarmente attratto –oltre che in primo luogo dalle partiture dei grandi maestri- dalla storia della filosofia, specie moderna, e dagli ultimi sviluppi delle matematiche (già incontrati ai corsi di Analisi e Geometria analitica del Politecnico). Ha anche seguito l’evolversi delle poetiche odierne nelle altre arti, la pittura soprattutto e la letteratura critica ad essa dedicata.

Ha seguito i corsi dell’Institut für zeitgenössische Musik di Darmstadt assistendo alle lezioni di Boulez, Ligeti, Stockhausen, Kàgel ….. (dal 1960 al 1963); alcune esecuzioni di pezzi suoi hanno avuto luogo nei concerti dello stesso Ente. Dopo queste date, cessa ogni forma di collaborazione, anche in sede divulgativa, con gli esponenti degli indirizzi collaterali a quella “avanguardia” ritenendone in verità esaurita ogni funzione. Persegue invece un approfondimento, quasi in disparte, di motivi e aspetti ulteriori di una propria coerente lingua compositiva. Ha pubblicato studi descrittivi e monografie su opere e concezioni proprie, ed occasionalmente anche su altri autori (ad esempio Strawinsky, l’ultimo Bach o Debussy), come su momenti e problemi particolari del pensiero musicale in genere: tendenzialmente trattandone però da un punto di vista poeticamente, ossia “attivamente”, orientato od offrendone una lettura originalmente mirata all’applicazione nelle prassi attuali. Per un certo numero di partiture ha redatto un parallelo “testo di presentazione” (quasi sistematicamente dal 1962 al 1071) principalmente inteso a fornire un compendio propositivo, piuttosto che esplicativo, della posizione concettuale assunta di volta in volta in connessione con il progetto trattato. Castaldi considera i “linguaggi” da lui impiegati (ultimativamente, da Facsimile, 1962) come riconducibili a un insieme, o a un sistema corrente via via allargato, di convenzioni formalizzate: ossia come una “composizione”, in senso stretto, a sua volta, più propriamente che come un’espressione soggettiva mediata. Ha sempre rifiutato l’interpretazione della sua opera come “dissacratoria”, “neodadaista”, o “divertente”, che viceversa la critica ha creduto di usare con insistenza nei suoi confronti. Ha presentato lavori in rassegne e festival nazionali e internazionali. Altre esecuzioni si sono avute per la radio. Alcune sue composizioni sono state registrate su CD.

 

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Ha iniziato la frequentazione della musica verso i cinque anni di età, e ha continuato gli studi di pianoforte e composizione piuttosto liberamente fino ai diciotto anni, parallelamente ad altri studi. Dopo la maturità classica (1948), ha seguito per tre anni i corsi di Ingegneria al Politecnico di Milano (fino al 1951). Si è diplomato in Composizione (1956), con il massimo punteggio, e in Direzione d’orchestra (1959) con Giulini e Votto. Prosegue intanto lo studio della musica nelle differenti forme storiche e nei diversi stili per conto proprio, indipendentemente dalle maniere che sembrano imporsi via via come dominanti momentanee sulla scena dell’ “attualità”. Peraltro, non ha mancato di seguire con attenzione le evoluzioni di pensiero e di linguaggio inc orso; e ha dedicato agli aspetti teorici e tenico-realizzativi della musica contemporanea cicli di seminari, di conversazioni alla radio, articoli, contributi e saggi (ospitati questi in varie pubblicazioni). Ha frequentato per due anni (1957/58) i corsi dell’Accademia Chigiana di Siena, per la composizione e la direzione d’orchestra. Altri corsi segue e tiene a Dartington (1962) e altrove. Maggiore interesse però dedica in quegli anni alle letture: è particolarmente attratto –oltre che in primo luogo dalle partiture dei grandi maestri- dalla storia della filosofia, specie moderna, e dagli ultimi sviluppi delle matematiche (già incontrati ai corsi di Analisi e Geometria analitica del Politecnico). Ha anche seguito l’evolversi delle poetiche odierne nelle altre arti, la pittura soprattutto e la letteratura critica ad essa dedicata.

Ha seguito i corsi dell’Institut für zeitgenössische Musik di Darmstadt assistendo alle lezioni di Boulez, Ligeti, Stockhausen, Kàgel ….. (dal 1960 al 1963); alcune esecuzioni di pezzi suoi hanno avuto luogo nei concerti dello stesso Ente. Dopo queste date, cessa ogni forma di collaborazione, anche in sede divulgativa, con gli esponenti degli indirizzi collaterali a quella “avanguardia” ritenendone in verità esaurita ogni funzione. Persegue invece un approfondimento, quasi in disparte, di motivi e aspetti ulteriori di una propria coerente lingua compositiva. Ha pubblicato studi descrittivi e monografie su opere e concezioni proprie, ed occasionalmente anche su altri autori (ad esempio Strawinsky, l’ultimo Bach o Debussy), come su momenti e problemi particolari del pensiero musicale in genere: tendenzialmente trattandone però da un punto di vista poeticamente, ossia “attivamente”, orientato od offrendone una lettura originalmente mirata all’applicazione nelle prassi attuali. Per un certo numero di partiture ha redatto un parallelo “testo di presentazione” (quasi sistematicamente dal 1962 al 1071) principalmente inteso a fornire un compendio propositivo, piuttosto che esplicativo, della posizione concettuale assunta di volta in volta in connessione con il progetto trattato. Castaldi considera i “linguaggi” da lui impiegati (ultimativamente, da Facsimile, 1962) come riconducibili a un insieme, o a un sistema corrente via via allargato, di convenzioni formalizzate: ossia come una “composizione”, in senso stretto, a sua volta, più propriamente che come un’espressione soggettiva mediata. Ha sempre rifiutato l’interpretazione della sua opera come “dissacratoria”, “neodadaista”, o “divertente”, che viceversa la critica ha creduto di usare con insistenza nei suoi confronti. Ha presentato lavori in rassegne e festival nazionali e internazionali. Altre esecuzioni si sono avute per la radio. Alcune sue composizioni sono state registrate su CD.

 

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