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Castelnuovo, Tedesco, Mario
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Il 13 luglio 1939, Mario e Clara Castelnuovo-Tedesco si imbarcarono sulla SS Saturnia a Trieste insieme ai loro due figli. Il viaggio doveva sembrare come una tournée di concerti con rientro in Italia previsto entro Agosto. In realtà, la famiglia stava emigrando negli Stati Uniti poiché l’Italia aveva da poco adottato le leggi razziali. Sebbene sulla lista dei passeggeri fossero stati registrati come cittadini italiani, qualcuno aveva annotato “ ebrei” a fianco ai loro nomi.

Questo viaggio segnò per sempre la vita di Mario Castelnuovo-Tedesco: con la sua famiglia tornò diverse volte in Italia dopo la guerra, ma non si sentì più come un vero italiano. Al contempo, Mario e Clara, che divennero cittadini americani nel 1946 , non si sentirono mai nemmeno pienamente americani. “Sospeso tra due mondi” sono le  parole che Mario scelse per descrivere la sua condizione.

Mario nacque nel 1895. Sua madre riconobbe il suo grande talento musicale e lo indirizzò sul percorso che lo condusse a Ildebrando Pizzetti, il riferimento musicale più importante della sua vita. La voce musicale di  Mario Castelnuovo-Tedesco divenne così riconosciuta che gli  fu dato il soprannome  di musicista fiorentino. La fiorentinità che caratterizzava la sua musica, influenzata dall’Impressionismo di Debussy e dal contrappunto austero di Pizzetti, sviluppò uno stile distinto e raffinato, basato su una successione di accordi paralleli, politonalità, lunghe melodie fluttuanti, e un contrappunto fluente.

Negli anni ‘30, Castelnuovo-Tedesco si affermò non solo come uno dei più importanti compositori italiani, ma anche come pianista molto ricercato e critico acuto. La sua collaborazione con tre musicisti in particolare lo aiutò a raggiungere fama a livello  internazionale e continuò ad avere un impatto rilevante sul resto della sua vita e della sua carriera: Andrés Segovia e la chitarra,  Jascha Heifetz e il violino, e Gregor Piatigorsky e il violoncello.

Nel 1938 le leggi fasciste cambiarono la traiettoria della vita e la carriera di Mario Castelnuovo Tedesco:

…..non credo alla fama, neppure alla notorietà: ho sempre avuto, in questo senso, poche ambizioni: ma, soprattutto,  a 44 anni, ho visto interrotta la mia fortunata carriera, distrutto con un sol colpo di penna — ‘per decreto’ — l’edificio che avevo pazientemente costruito, mi sono domandato — À quoi bon? — e gloria e rinomanza mi sono apparse, come sono, vanitas vanitatum.

 

Il 27 luglio 1939, quando la famiglia Castelnuovo-Tedesco sbarcò a New York, l’assistente personale di Toscanini era lì pronto ad accoglierli. Avevano già preso accordi per il suo debutto  negli Stati Uniti, quando si sarebbe esibito nel suo secondo concerto per pianoforte con la Filarmonica di New York.  Poco dopo, Jascha Heifetz gli fece ottenere un contratto con la MGM che portò Castelnuovo-Tedesco a Los Angeles, in cui abitò fino alla sua morte nel 1968.

La sua carriera negli Stati Uniti fu caratterizzata da un’intensità diversa, ma ciò non significa che la qualità e la quantità del suo lavoro fosse diminuita con l’arrivo negli Stati Uniti. Anzi, nel 1959 vinse il premio Campari per la sua opera Il Mercante di Venezia. Cominciò a guardare di più al futuro, impegnandosi a seguire i suoi allievi tra cui John Williams, Henry Mancini, Jerry Goldsmith e Nelson Riddle. Come insegnante, il suo impatto sulla musica americana fu importante, ma non si limitò al mondo cinematografico. Dopo essere stato scherzosamente chiamato “il padre del Jazz della Costa dell’Ovest,” uno scrittore fece notare come questo appellativo si avvicinasse di molto alla realtà.

Quando parlava della sua vita, Castelnuovo Tedesco rifletteva sul fatto che la musica e la composizione in America erano diventate

…un atto di Fede, della Fede che ho ereditato da mio padre e da mia madre. da mio nonno e che bene si rispecchia nelle parole del Salmo che mio nonno mi aveva cantato così spesso : “Giovane fui e vecchio son diventato, e mai non vidi il Giusto abbandonato.”

 

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Il 13 luglio 1939, Mario e Clara Castelnuovo-Tedesco si imbarcarono sulla SS Saturnia a Trieste insieme ai loro due figli. Il viaggio doveva sembrare come una tournée di concerti con rientro in Italia previsto entro Agosto. In realtà, la famiglia stava emigrando negli Stati Uniti poiché l’Italia aveva da poco adottato le leggi razziali. Sebbene sulla lista dei passeggeri fossero stati registrati come cittadini italiani, qualcuno aveva annotato “ ebrei” a fianco ai loro nomi.

Questo viaggio segnò per sempre la vita di Mario Castelnuovo-Tedesco: con la sua famiglia tornò diverse volte in Italia dopo la guerra, ma non si sentì più come un vero italiano. Al contempo, Mario e Clara, che divennero cittadini americani nel 1946 , non si sentirono mai nemmeno pienamente americani. “Sospeso tra due mondi” sono le  parole che Mario scelse per descrivere la sua condizione.

Mario nacque nel 1895. Sua madre riconobbe il suo grande talento musicale e lo indirizzò sul percorso che lo condusse a Ildebrando Pizzetti, il riferimento musicale più importante della sua vita. La voce musicale di  Mario Castelnuovo-Tedesco divenne così riconosciuta che gli  fu dato il soprannome  di musicista fiorentino. La fiorentinità che caratterizzava la sua musica, influenzata dall’Impressionismo di Debussy e dal contrappunto austero di Pizzetti, sviluppò uno stile distinto e raffinato, basato su una successione di accordi paralleli, politonalità, lunghe melodie fluttuanti, e un contrappunto fluente.

Negli anni ‘30, Castelnuovo-Tedesco si affermò non solo come uno dei più importanti compositori italiani, ma anche come pianista molto ricercato e critico acuto. La sua collaborazione con tre musicisti in particolare lo aiutò a raggiungere fama a livello  internazionale e continuò ad avere un impatto rilevante sul resto della sua vita e della sua carriera: Andrés Segovia e la chitarra,  Jascha Heifetz e il violino, e Gregor Piatigorsky e il violoncello.

Nel 1938 le leggi fasciste cambiarono la traiettoria della vita e la carriera di Mario Castelnuovo Tedesco:

…..non credo alla fama, neppure alla notorietà: ho sempre avuto, in questo senso, poche ambizioni: ma, soprattutto,  a 44 anni, ho visto interrotta la mia fortunata carriera, distrutto con un sol colpo di penna — ‘per decreto’ — l’edificio che avevo pazientemente costruito, mi sono domandato — À quoi bon? — e gloria e rinomanza mi sono apparse, come sono, vanitas vanitatum.

 

Il 27 luglio 1939, quando la famiglia Castelnuovo-Tedesco sbarcò a New York, l’assistente personale di Toscanini era lì pronto ad accoglierli. Avevano già preso accordi per il suo debutto  negli Stati Uniti, quando si sarebbe esibito nel suo secondo concerto per pianoforte con la Filarmonica di New York.  Poco dopo, Jascha Heifetz gli fece ottenere un contratto con la MGM che portò Castelnuovo-Tedesco a Los Angeles, in cui abitò fino alla sua morte nel 1968.

La sua carriera negli Stati Uniti fu caratterizzata da un’intensità diversa, ma ciò non significa che la qualità e la quantità del suo lavoro fosse diminuita con l’arrivo negli Stati Uniti. Anzi, nel 1959 vinse il premio Campari per la sua opera Il Mercante di Venezia. Cominciò a guardare di più al futuro, impegnandosi a seguire i suoi allievi tra cui John Williams, Henry Mancini, Jerry Goldsmith e Nelson Riddle. Come insegnante, il suo impatto sulla musica americana fu importante, ma non si limitò al mondo cinematografico. Dopo essere stato scherzosamente chiamato “il padre del Jazz della Costa dell’Ovest,” uno scrittore fece notare come questo appellativo si avvicinasse di molto alla realtà.

Quando parlava della sua vita, Castelnuovo Tedesco rifletteva sul fatto che la musica e la composizione in America erano diventate

…un atto di Fede, della Fede che ho ereditato da mio padre e da mia madre. da mio nonno e che bene si rispecchia nelle parole del Salmo che mio nonno mi aveva cantato così spesso : “Giovane fui e vecchio son diventato, e mai non vidi il Giusto abbandonato.”

 

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Il 13 luglio 1939, Mario e Clara Castelnuovo-Tedesco si imbarcarono sulla SS Saturnia a Trieste insieme ai loro due figli. Il viaggio doveva sembrare come una tournée di concerti con rientro in Italia previsto entro Agosto. In realtà, la famiglia stava emigrando negli Stati Uniti poiché l’Italia aveva da poco adottato le leggi razziali. Sebbene sulla lista dei passeggeri fossero stati registrati come cittadini italiani, qualcuno aveva annotato “ ebrei” a fianco ai loro nomi.

Questo viaggio segnò per sempre la vita di Mario Castelnuovo-Tedesco: con la sua famiglia tornò diverse volte in Italia dopo la guerra, ma non si sentì più come un vero italiano. Al contempo, Mario e Clara, che divennero cittadini americani nel 1946 , non si sentirono mai nemmeno pienamente americani. “Sospeso tra due mondi” sono le  parole che Mario scelse per descrivere la sua condizione.

Mario nacque nel 1895. Sua madre riconobbe il suo grande talento musicale e lo indirizzò sul percorso che lo condusse a Ildebrando Pizzetti, il riferimento musicale più importante della sua vita. La voce musicale di  Mario Castelnuovo-Tedesco divenne così riconosciuta che gli  fu dato il soprannome  di musicista fiorentino. La fiorentinità che caratterizzava la sua musica, influenzata dall’Impressionismo di Debussy e dal contrappunto austero di Pizzetti, sviluppò uno stile distinto e raffinato, basato su una successione di accordi paralleli, politonalità, lunghe melodie fluttuanti, e un contrappunto fluente.

Negli anni ‘30, Castelnuovo-Tedesco si affermò non solo come uno dei più importanti compositori italiani, ma anche come pianista molto ricercato e critico acuto. La sua collaborazione con tre musicisti in particolare lo aiutò a raggiungere fama a livello  internazionale e continuò ad avere un impatto rilevante sul resto della sua vita e della sua carriera: Andrés Segovia e la chitarra,  Jascha Heifetz e il violino, e Gregor Piatigorsky e il violoncello.

Nel 1938 le leggi fasciste cambiarono la traiettoria della vita e la carriera di Mario Castelnuovo Tedesco:

…..non credo alla fama, neppure alla notorietà: ho sempre avuto, in questo senso, poche ambizioni: ma, soprattutto,  a 44 anni, ho visto interrotta la mia fortunata carriera, distrutto con un sol colpo di penna — ‘per decreto’ — l’edificio che avevo pazientemente costruito, mi sono domandato — À quoi bon? — e gloria e rinomanza mi sono apparse, come sono, vanitas vanitatum.

 

Il 27 luglio 1939, quando la famiglia Castelnuovo-Tedesco sbarcò a New York, l’assistente personale di Toscanini era lì pronto ad accoglierli. Avevano già preso accordi per il suo debutto  negli Stati Uniti, quando si sarebbe esibito nel suo secondo concerto per pianoforte con la Filarmonica di New York.  Poco dopo, Jascha Heifetz gli fece ottenere un contratto con la MGM che portò Castelnuovo-Tedesco a Los Angeles, in cui abitò fino alla sua morte nel 1968.

La sua carriera negli Stati Uniti fu caratterizzata da un’intensità diversa, ma ciò non significa che la qualità e la quantità del suo lavoro fosse diminuita con l’arrivo negli Stati Uniti. Anzi, nel 1959 vinse il premio Campari per la sua opera Il Mercante di Venezia. Cominciò a guardare di più al futuro, impegnandosi a seguire i suoi allievi tra cui John Williams, Henry Mancini, Jerry Goldsmith e Nelson Riddle. Come insegnante, il suo impatto sulla musica americana fu importante, ma non si limitò al mondo cinematografico. Dopo essere stato scherzosamente chiamato “il padre del Jazz della Costa dell’Ovest,” uno scrittore fece notare come questo appellativo si avvicinasse di molto alla realtà.

Quando parlava della sua vita, Castelnuovo Tedesco rifletteva sul fatto che la musica e la composizione in America erano diventate

…un atto di Fede, della Fede che ho ereditato da mio padre e da mia madre. da mio nonno e che bene si rispecchia nelle parole del Salmo che mio nonno mi aveva cantato così spesso : “Giovane fui e vecchio son diventato, e mai non vidi il Giusto abbandonato.”

 

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