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Giazotto, Remo
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Giazotto è famoso soprattutto per il catalogo sistematico delle opere di Tomaso Albinoni e ancora di più, per aver recuperato il celeberrimo Adagio in sol minore.. Quest’ultimo, noto anche come Adagio di Albinoni, è una composizione musicale barocca che sarebbe stata scritta nel XVIII secolo, ma pubblicata soltanto nel 1958 da Remo Giazotto. Il musicologo dichiarò di essersi limitato a “ricostruire” l’Adagio sulla base di una serie di frammenti di Tomaso Albinoni che sarebbero stati ritrovati tra le macerie della biblioteca di Stato di Dresda l’unica biblioteca a possedere partiture autografe albinoniane in seguito al bombardamento della città avvenuto durante la Seconda guerra mondiale. I frammenti sarebbero stati parte di un movimento lento di sonata (o di concerto) in sol minore per archi e organo.

In verità, a partire dal 1998, anno della morte di Remo Giazotto, l’Adagio è emerso essere una composizione interamente originale di quest’ultimo, giacché nessun frammento o registrazione è stato mai trovato in possesso della Biblioteca Nazionale Sassone.

Giazotto scrisse molte biografie di musicisti, tra cui quella dello stesso Albinoni e quelle di Vivaldi, di Giacomo Puccini e di Ferruccio Busoni.

Dal 1932 lavorò come critico musicale della Rivista musicale italiana. Collaborò anche con la rivista della casa Ricordi Musica d’oggi, per la quale scrisse nel 1940 l’unico articolo di stampo marcatamente razzista della storia della casa editrice stessa.
Allontanatosi dal fascismo ed avvicinatosi alla Resistenza dopo il 1943, nel 1945 divenne editore della Rivista musicale italiana sino al 1949.
Nel 1949 divenne direttore dei programmi di musica da camera della RAI (Radio Audizioni Italiane) e nel 1966 direttore dei programmi internazionali organizzati mediante l’European Broadcasting Union.
Nel 1967 divenne condirettore della Nuova rivista musicale italiana. Fu inoltre professore di storia della musica all’Università di Firenze dal 1957 al 1969 e nel 1962 all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Criticato da qualche odierno studioso di musica barocca, è stato “accusato” di aver prodotto dei veri e propri falsi, specie in ambito vivaldiano

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Un risultato trovato in catalogo

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Giazotto è famoso soprattutto per il catalogo sistematico delle opere di Tomaso Albinoni e ancora di più, per aver recuperato il celeberrimo Adagio in sol minore.. Quest’ultimo, noto anche come Adagio di Albinoni, è una composizione musicale barocca che sarebbe stata scritta nel XVIII secolo, ma pubblicata soltanto nel 1958 da Remo Giazotto. Il musicologo dichiarò di essersi limitato a “ricostruire” l’Adagio sulla base di una serie di frammenti di Tomaso Albinoni che sarebbero stati ritrovati tra le macerie della biblioteca di Stato di Dresda l’unica biblioteca a possedere partiture autografe albinoniane in seguito al bombardamento della città avvenuto durante la Seconda guerra mondiale. I frammenti sarebbero stati parte di un movimento lento di sonata (o di concerto) in sol minore per archi e organo.

In verità, a partire dal 1998, anno della morte di Remo Giazotto, l’Adagio è emerso essere una composizione interamente originale di quest’ultimo, giacché nessun frammento o registrazione è stato mai trovato in possesso della Biblioteca Nazionale Sassone.

Giazotto scrisse molte biografie di musicisti, tra cui quella dello stesso Albinoni e quelle di Vivaldi, di Giacomo Puccini e di Ferruccio Busoni.

Dal 1932 lavorò come critico musicale della Rivista musicale italiana. Collaborò anche con la rivista della casa Ricordi Musica d’oggi, per la quale scrisse nel 1940 l’unico articolo di stampo marcatamente razzista della storia della casa editrice stessa.
Allontanatosi dal fascismo ed avvicinatosi alla Resistenza dopo il 1943, nel 1945 divenne editore della Rivista musicale italiana sino al 1949.
Nel 1949 divenne direttore dei programmi di musica da camera della RAI (Radio Audizioni Italiane) e nel 1966 direttore dei programmi internazionali organizzati mediante l’European Broadcasting Union.
Nel 1967 divenne condirettore della Nuova rivista musicale italiana. Fu inoltre professore di storia della musica all’Università di Firenze dal 1957 al 1969 e nel 1962 all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
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Giazotto è famoso soprattutto per il catalogo sistematico delle opere di Tomaso Albinoni e ancora di più, per aver recuperato il celeberrimo Adagio in sol minore.. Quest’ultimo, noto anche come Adagio di Albinoni, è una composizione musicale barocca che sarebbe stata scritta nel XVIII secolo, ma pubblicata soltanto nel 1958 da Remo Giazotto. Il musicologo dichiarò di essersi limitato a “ricostruire” l’Adagio sulla base di una serie di frammenti di Tomaso Albinoni che sarebbero stati ritrovati tra le macerie della biblioteca di Stato di Dresda l’unica biblioteca a possedere partiture autografe albinoniane in seguito al bombardamento della città avvenuto durante la Seconda guerra mondiale. I frammenti sarebbero stati parte di un movimento lento di sonata (o di concerto) in sol minore per archi e organo.

In verità, a partire dal 1998, anno della morte di Remo Giazotto, l’Adagio è emerso essere una composizione interamente originale di quest’ultimo, giacché nessun frammento o registrazione è stato mai trovato in possesso della Biblioteca Nazionale Sassone.

Giazotto scrisse molte biografie di musicisti, tra cui quella dello stesso Albinoni e quelle di Vivaldi, di Giacomo Puccini e di Ferruccio Busoni.

Dal 1932 lavorò come critico musicale della Rivista musicale italiana. Collaborò anche con la rivista della casa Ricordi Musica d’oggi, per la quale scrisse nel 1940 l’unico articolo di stampo marcatamente razzista della storia della casa editrice stessa.
Allontanatosi dal fascismo ed avvicinatosi alla Resistenza dopo il 1943, nel 1945 divenne editore della Rivista musicale italiana sino al 1949.
Nel 1949 divenne direttore dei programmi di musica da camera della RAI (Radio Audizioni Italiane) e nel 1966 direttore dei programmi internazionali organizzati mediante l’European Broadcasting Union.
Nel 1967 divenne condirettore della Nuova rivista musicale italiana. Fu inoltre professore di storia della musica all’Università di Firenze dal 1957 al 1969 e nel 1962 all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
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