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Gorini, Gino
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Gino Gorini, pianista e compositore, è stato allievo di Gino Tagliapietra e, dal 1934 al 1940, di Gian Francesco Malipiero. Tagliapietra era erede dello stile pianistico monumentale di Ferruccio Busoni e di Egon Petri, che avevano rinnovato il pensiero interpretativo come critica alle libertà tardoromantiche.
Gorini lo ammirava come virtuoso più che come interprete, poiché non ne condivideva l’ardente espressività e il culto della personalità che i pianisti nuovi, vicini al comporre moderno, tendevano a rifiutare.
Gino Gorini era un pianista neoclassico; la sua concezione oggettiva dell’esecuzione, l’atteggiamento antiromantico, il virtuosismo non esibizionistico rispecchiavano le idee di Malipiero. Era aperto a tutti i repertori, anche oltre il Novecento storico.
Il compositore asolano ne apprezzava la enorme varietà dei programmi, tant’è vero che affermava: «i divi sono costretti per mantenersi la clientela a eseguire sempre le stesse musiche per il solito pubblico»: che era un indiretto riconoscimento delle scelte musicali dell’allievo. Non c’era distinzione tra il Gorini interprete e il Gorini compositore: le due attività erano interdipendenti. Fondamentale, naturalmente, l’apprendistato con Malipiero, allorché ventenne seguiva gli storici corsi al Liceo musicale Benedetto Marcello di Venezia.
Si dedicò alla composizione soprattutto dall’inizio degli anni Trenta alla fine degli anni Quaranta; successivamente l’attività creativa divenne più sporadica e discontinua.
Nella giovinezza visse nell’orbita del laboratorio didattico del suo maestro, di cui fu per oltre mezzo secolo l’interprete di tutta l’opera pianistica (compresi i cinque concerti per pianoforte e orchestra).

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8 pubblicazioni in catalogo

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Gino Gorini, pianista e compositore, è stato allievo di Gino Tagliapietra e, dal 1934 al 1940, di Gian Francesco Malipiero. Tagliapietra era erede dello stile pianistico monumentale di Ferruccio Busoni e di Egon Petri, che avevano rinnovato il pensiero interpretativo come critica alle libertà tardoromantiche.
Gorini lo ammirava come virtuoso più che come interprete, poiché non ne condivideva l’ardente espressività e il culto della personalità che i pianisti nuovi, vicini al comporre moderno, tendevano a rifiutare.
Gino Gorini era un pianista neoclassico; la sua concezione oggettiva dell’esecuzione, l’atteggiamento antiromantico, il virtuosismo non esibizionistico rispecchiavano le idee di Malipiero. Era aperto a tutti i repertori, anche oltre il Novecento storico.
Il compositore asolano ne apprezzava la enorme varietà dei programmi, tant’è vero che affermava: «i divi sono costretti per mantenersi la clientela a eseguire sempre le stesse musiche per il solito pubblico»: che era un indiretto riconoscimento delle scelte musicali dell’allievo. Non c’era distinzione tra il Gorini interprete e il Gorini compositore: le due attività erano interdipendenti. Fondamentale, naturalmente, l’apprendistato con Malipiero, allorché ventenne seguiva gli storici corsi al Liceo musicale Benedetto Marcello di Venezia.
Si dedicò alla composizione soprattutto dall’inizio degli anni Trenta alla fine degli anni Quaranta; successivamente l’attività creativa divenne più sporadica e discontinua.
Nella giovinezza visse nell’orbita del laboratorio didattico del suo maestro, di cui fu per oltre mezzo secolo l’interprete di tutta l’opera pianistica (compresi i cinque concerti per pianoforte e orchestra).

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Gino Gorini, pianista e compositore, è stato allievo di Gino Tagliapietra e, dal 1934 al 1940, di Gian Francesco Malipiero. Tagliapietra era erede dello stile pianistico monumentale di Ferruccio Busoni e di Egon Petri, che avevano rinnovato il pensiero interpretativo come critica alle libertà tardoromantiche.
Gorini lo ammirava come virtuoso più che come interprete, poiché non ne condivideva l’ardente espressività e il culto della personalità che i pianisti nuovi, vicini al comporre moderno, tendevano a rifiutare.
Gino Gorini era un pianista neoclassico; la sua concezione oggettiva dell’esecuzione, l’atteggiamento antiromantico, il virtuosismo non esibizionistico rispecchiavano le idee di Malipiero. Era aperto a tutti i repertori, anche oltre il Novecento storico.
Il compositore asolano ne apprezzava la enorme varietà dei programmi, tant’è vero che affermava: «i divi sono costretti per mantenersi la clientela a eseguire sempre le stesse musiche per il solito pubblico»: che era un indiretto riconoscimento delle scelte musicali dell’allievo. Non c’era distinzione tra il Gorini interprete e il Gorini compositore: le due attività erano interdipendenti. Fondamentale, naturalmente, l’apprendistato con Malipiero, allorché ventenne seguiva gli storici corsi al Liceo musicale Benedetto Marcello di Venezia.
Si dedicò alla composizione soprattutto dall’inizio degli anni Trenta alla fine degli anni Quaranta; successivamente l’attività creativa divenne più sporadica e discontinua.
Nella giovinezza visse nell’orbita del laboratorio didattico del suo maestro, di cui fu per oltre mezzo secolo l’interprete di tutta l’opera pianistica (compresi i cinque concerti per pianoforte e orchestra).

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