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Pousseur, Henri e Fabbriciani, Roberto
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Henri Pousseur nacque a Malmédy, in Belgio, il 23 giugno 1929. Fin dagli inizi dei suoi studi presso il conservatorio di Liegi (1947-52) fu membro di un gruppo di giovani compositori, denominato “Variations”, che gravitava attorno a Pierre Jean Marie Froidebise. Fu in questo contesto che conobbe la musica di Anton Webern e di altri compositori del Novecento. Nel 1951 incontrò Pierre Boulez, il quale diede a Pousseur degli impulsi determinanti per la comprensione del linguaggio armonico di Webern, di cui esplorò le tecniche in Trois chants sacrés (1951). Nel 1953 conobbe Karlheinz Stockhausen e rimase impressionato dai suoi Elektronische Studien I (1953), che gli sembrarono segnare l’inizio di una nuova epoca. Nei successivi cinque anni Pousseur incontrò altri esponenti della giovane avanguardia europea, tra cui Bruno Maderna e Luigi Nono,  conosciuti a Darmstadt nel 1954, e Luciano Berio nel 1956.

In Prospection (1952-53), per tre pianoforti accordati a un sesto di tono di distanza, Pousseur cercò di sviluppare ulteriormente la tecnica della serialità integrale, intrapresa da Boules in Structure Ia (1951), ma incontrò difficoltà con la realizzazione strumentale. Nel 1954 fece la prima incursione nella musica elettronica con Seismogrammes, realizzato presso lo studio di Colonia. Nelle composizioni strumentali Symphonies à quinze solistes (1954-55) e Quintette à la mémoire d’Anton Webern (1955) Pousseur raggiunse una texture più ricca per mezzo di una tecnica “a gruppi” (analoga a quella che Stockhausen stava esplorando in quel periodo) e grazie all’utilizzo di considerazioni statistiche sia a livello compositivo che interpretativo. Queste riflessioni lo condussero verso la forma aperta, come emerge, ad esempio, in Scambi (1957) e Mobile (1957-58).

A metà degli anni Cinquanta Pousseur pubblicò numerosi scritti teorici, alcuni di natura analitica (focalizzati soprattutto su Webern), altri dedicati alla riflessione sulla propria estetica e sulle procedure compositive; nello stesso periodo fu invitato a insegnare in importanti centri della nuova musica, come Darmstadt, Colonia e Basilea. Poussseur niziò molto presto a riflettere su come scrivere musica aleatoria per ensemble composti da molti strumenti: Répons (1960) poneva delle tali difficoltà di assieme che richiese un centinaio di prove per renderne possibile l’esecuzione. Le difficoltà del pubblico nel seguire le interazioni dell’ensemble spinsero Pousseur ad aggiungere al pezzo una parabola dello scrittore francese Michel Butor, con l’obiettivo di rendere esplicite le scelte musicali e le conseguenze di queste. Con Rimes (1958-59), uno dei suoi primi lavori per strumenti e nastro magnetico, iniziò invece a sviluppare il concetto di “periodicità generalizzata”, secondo il quale diversi livelli strutturali di una forma musicale sono visti in analogia a forme d’onda periodiche o aperiodiche.

Con Electre (1960) e Trois visages de Liège (1961) Pousseur cercò di raggiungere una maggiore immediatezza comunicativa conducendo delle sperimentazioni con il testo parlato e con i ricchi potenziali semantici dei suoni elettronici. In questo modo fu vicino ad esaudire l’invito a riscoprire il potere rappresentativo della musica, rivolto da Butor ai compositori nel 1960 con il saggio La musique, art réaliste. Fu proprio con Butor che Pousseur collaborò per il suo progetto teatrale più importante degli anni Sessanta, ossia Votre Faust (1960-68): sul piano tanto letterario, quanto musicale, questa «fantaisie variable genre opéra» si alimentava di tutte le precedenti versioni del Faust, ponendo il problema dell’integrazione stilistica di materiali eterogenei. Pousseur sviluppò un sistema di trasformazioni armoniche, descritto nel saggio L’apothéose de Rameau (1968), il quale, basandosi su una «matrice universale», gli permetteva di porre in relazione elementi di linguaggio musicale che inizialmente potevano sembrare in opposizione. A livello drammaturgico, la seconda parte di Votre Faust prevede la moltiplicazione di scene alternative che offrono al pubblico la possibilità di intervenire nel corso del lavoro e di decidere come deve concludersi la vicenda.

In Couleurs croisées (1967), un lavoro commissionato a Pousseur dalla Koussevitzky Foundation, il linguaggio armonico è derivato dallo spiritual «We shall overcome» e procede dal cromatismo alla consonanza alternando delle trasformazioni che connettono monodia, omofonia, antifonia e polifonia. Con Mnémosyne I (1968) Pousseur recuperò invece la dimensione melodica, coronando così i suoi intenti di riappropriarsi della tradizione musicale. Dopo tre anni trascorsi ad insegnare negli USA (1966-68), Pousseur si stabilì a Liegi, dove iniziò a insegnare all’università e nel 1970 fondò il Centre de Recherches et de Formation Musicales de Wallonie (CRFMW), mettendo assieme uno studio di musica elettronica, l’Ensemble Musique Nouvelle e attività in educazione musicale. I suoi progetti pedagogici di maggior successo furono gradualmente inseriti nel corso di studi regolare del conservatorio, dove Pousseur organizzò un seminario di musica sperimentale per poi diventarvi professore di composizione (dal 1971) e quindi direttore (1975). Tra il 1985 e il 1987 fu direttore dell’Institut de Pédagogie Musicale (IPM) a Parigi e nel 1990 creò un programma di studi all’Università di Liegi che prevedeva l’insegnamento di musica pratica all’interno dei corsi di laurea.

Negli anni Settanta e Settanta la produzione di Pousseur fu chiaramente influenzata dai suoi ambiziosi progetti pedagogici. In questo spirito creò partiture indeterminate, come Ephémérides d’Icare II (1970), nelle quali l’improvvisazione collettiva è guidata da griglie multiparametriche, mentre le formule melodiche sono lasciate indefinite. L’impegno sociale e politico è invece presente in numerose composizioni, emergendo in alcuni casi nel contenuto del testo verbale, come in Crosses of Crossed Colors (1970) e L’invitation à l’utopie (1971), in altri casi a un livello più astratto, come in Modèle réduit (1975). Con il suo secondo lavoro di teatro musicale, Petrus Hebraicus (1973-74), commissionato dal Festival di Berlino per celebrare il centenario di Arnold Schönberg, Pousseur fece un decisivo passo verso altri mondi e prassi musicali, trattando gli stili musicali come punti di articolazione formale. In parallelo al libretto, in cui si incrociano differenti assi temporali, nella musica si fa allusione a un’ampia gamma di stili e generi musicali, dalla cantata barocca al melodramma espressionista, dal classicismo viennese a Igor Stravinskij a Kurt Weill.

L’esperienza pratica dei musicisti dilettanti è al centro di progetti come Chevelures du temps (1979) e La rose des voix (1982), in cui modelli desunti dal repertorio popolare o corale si intersecano tra di loro e interagiscono con effetti di rumore quotidiano prodotti dagli stessi cantanti o da un gruppo di tecnici del suono. In Les îles déchaînées (1980), composto in collaborazione con suo figlio Denis, tre gruppi strumentali conducono differenti “duelli”: un’orchestra sinfonica, un gruppo di musica elettronica sperimentale e un ensemble jazz. All’apice del suo interesse per il collage di materiali preesistenti, Pousseur rivisitò monumenti della storia della musica come le Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach (in Nuits des nuits, 1975) e Dichterliebe di Robert Schumann (in Dichterliebesreigentraum, 1992-93); i materiali delle sue fonti sono organizzati in maniera tale da rivelare connessioni motiviche o strutturali che nell’opera originale erano nascoste o disgregate. Il principio caleidoscopico è presente sia qui, sia in lavori sfaccettati come Seconde apothéose de Rameau (1981), un riassunto esaustivo degli esperimenti armonici condotti da Pousseur fin dal 1960, oppure come Déclarations d’orages (1988-89), un ampio affresco in cui i contributi di diversi gruppi di esecutori sono intrecciati assieme in una maniera complessa.

Il lavoro nel contesto pedadogico e universitario indusse Pousseur a scrivere numerosi pezzi per un solo strumento e a iniziare a redigere un’opera sulla pedagogia strumentale, che comprendeva anche la musica da camera (Méthodicare , pubblicata nel 1988). Chiarezza e semplicità di struttura caratterizzano molte delle sue ultime composizioni, come Leçons d’enfer (1991) e Don Juan à Gnide (1996), nelle quali l’elemento visivo contribuisce in maniera significativa all’apprezzamento della forma. Nell’estate del 1994 Pousseur si ritirò a Waterloo per dedicarsi alla composizione, creando ancora diversi cicli musicali. Morì a Bruxelles il 6 marzo 2009.

 

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Henri Pousseur nacque a Malmédy, in Belgio, il 23 giugno 1929. Fin dagli inizi dei suoi studi presso il conservatorio di Liegi (1947-52) fu membro di un gruppo di giovani compositori, denominato “Variations”, che gravitava attorno a Pierre Jean Marie Froidebise. Fu in questo contesto che conobbe la musica di Anton Webern e di altri compositori del Novecento. Nel 1951 incontrò Pierre Boulez, il quale diede a Pousseur degli impulsi determinanti per la comprensione del linguaggio armonico di Webern, di cui esplorò le tecniche in Trois chants sacrés (1951). Nel 1953 conobbe Karlheinz Stockhausen e rimase impressionato dai suoi Elektronische Studien I (1953), che gli sembrarono segnare l’inizio di una nuova epoca. Nei successivi cinque anni Pousseur incontrò altri esponenti della giovane avanguardia europea, tra cui Bruno Maderna e Luigi Nono,  conosciuti a Darmstadt nel 1954, e Luciano Berio nel 1956.

In Prospection (1952-53), per tre pianoforti accordati a un sesto di tono di distanza, Pousseur cercò di sviluppare ulteriormente la tecnica della serialità integrale, intrapresa da Boules in Structure Ia (1951), ma incontrò difficoltà con la realizzazione strumentale. Nel 1954 fece la prima incursione nella musica elettronica con Seismogrammes, realizzato presso lo studio di Colonia. Nelle composizioni strumentali Symphonies à quinze solistes (1954-55) e Quintette à la mémoire d’Anton Webern (1955) Pousseur raggiunse una texture più ricca per mezzo di una tecnica “a gruppi” (analoga a quella che Stockhausen stava esplorando in quel periodo) e grazie all’utilizzo di considerazioni statistiche sia a livello compositivo che interpretativo. Queste riflessioni lo condussero verso la forma aperta, come emerge, ad esempio, in Scambi (1957) e Mobile (1957-58).

A metà degli anni Cinquanta Pousseur pubblicò numerosi scritti teorici, alcuni di natura analitica (focalizzati soprattutto su Webern), altri dedicati alla riflessione sulla propria estetica e sulle procedure compositive; nello stesso periodo fu invitato a insegnare in importanti centri della nuova musica, come Darmstadt, Colonia e Basilea. Poussseur niziò molto presto a riflettere su come scrivere musica aleatoria per ensemble composti da molti strumenti: Répons (1960) poneva delle tali difficoltà di assieme che richiese un centinaio di prove per renderne possibile l’esecuzione. Le difficoltà del pubblico nel seguire le interazioni dell’ensemble spinsero Pousseur ad aggiungere al pezzo una parabola dello scrittore francese Michel Butor, con l’obiettivo di rendere esplicite le scelte musicali e le conseguenze di queste. Con Rimes (1958-59), uno dei suoi primi lavori per strumenti e nastro magnetico, iniziò invece a sviluppare il concetto di “periodicità generalizzata”, secondo il quale diversi livelli strutturali di una forma musicale sono visti in analogia a forme d’onda periodiche o aperiodiche.

Con Electre (1960) e Trois visages de Liège (1961) Pousseur cercò di raggiungere una maggiore immediatezza comunicativa conducendo delle sperimentazioni con il testo parlato e con i ricchi potenziali semantici dei suoni elettronici. In questo modo fu vicino ad esaudire l’invito a riscoprire il potere rappresentativo della musica, rivolto da Butor ai compositori nel 1960 con il saggio La musique, art réaliste. Fu proprio con Butor che Pousseur collaborò per il suo progetto teatrale più importante degli anni Sessanta, ossia Votre Faust (1960-68): sul piano tanto letterario, quanto musicale, questa «fantaisie variable genre opéra» si alimentava di tutte le precedenti versioni del Faust, ponendo il problema dell’integrazione stilistica di materiali eterogenei. Pousseur sviluppò un sistema di trasformazioni armoniche, descritto nel saggio L’apothéose de Rameau (1968), il quale, basandosi su una «matrice universale», gli permetteva di porre in relazione elementi di linguaggio musicale che inizialmente potevano sembrare in opposizione. A livello drammaturgico, la seconda parte di Votre Faust prevede la moltiplicazione di scene alternative che offrono al pubblico la possibilità di intervenire nel corso del lavoro e di decidere come deve concludersi la vicenda.

In Couleurs croisées (1967), un lavoro commissionato a Pousseur dalla Koussevitzky Foundation, il linguaggio armonico è derivato dallo spiritual «We shall overcome» e procede dal cromatismo alla consonanza alternando delle trasformazioni che connettono monodia, omofonia, antifonia e polifonia. Con Mnémosyne I (1968) Pousseur recuperò invece la dimensione melodica, coronando così i suoi intenti di riappropriarsi della tradizione musicale. Dopo tre anni trascorsi ad insegnare negli USA (1966-68), Pousseur si stabilì a Liegi, dove iniziò a insegnare all’università e nel 1970 fondò il Centre de Recherches et de Formation Musicales de Wallonie (CRFMW), mettendo assieme uno studio di musica elettronica, l’Ensemble Musique Nouvelle e attività in educazione musicale. I suoi progetti pedagogici di maggior successo furono gradualmente inseriti nel corso di studi regolare del conservatorio, dove Pousseur organizzò un seminario di musica sperimentale per poi diventarvi professore di composizione (dal 1971) e quindi direttore (1975). Tra il 1985 e il 1987 fu direttore dell’Institut de Pédagogie Musicale (IPM) a Parigi e nel 1990 creò un programma di studi all’Università di Liegi che prevedeva l’insegnamento di musica pratica all’interno dei corsi di laurea.

Negli anni Settanta e Settanta la produzione di Pousseur fu chiaramente influenzata dai suoi ambiziosi progetti pedagogici. In questo spirito creò partiture indeterminate, come Ephémérides d’Icare II (1970), nelle quali l’improvvisazione collettiva è guidata da griglie multiparametriche, mentre le formule melodiche sono lasciate indefinite. L’impegno sociale e politico è invece presente in numerose composizioni, emergendo in alcuni casi nel contenuto del testo verbale, come in Crosses of Crossed Colors (1970) e L’invitation à l’utopie (1971), in altri casi a un livello più astratto, come in Modèle réduit (1975). Con il suo secondo lavoro di teatro musicale, Petrus Hebraicus (1973-74), commissionato dal Festival di Berlino per celebrare il centenario di Arnold Schönberg, Pousseur fece un decisivo passo verso altri mondi e prassi musicali, trattando gli stili musicali come punti di articolazione formale. In parallelo al libretto, in cui si incrociano differenti assi temporali, nella musica si fa allusione a un’ampia gamma di stili e generi musicali, dalla cantata barocca al melodramma espressionista, dal classicismo viennese a Igor Stravinskij a Kurt Weill.

L’esperienza pratica dei musicisti dilettanti è al centro di progetti come Chevelures du temps (1979) e La rose des voix (1982), in cui modelli desunti dal repertorio popolare o corale si intersecano tra di loro e interagiscono con effetti di rumore quotidiano prodotti dagli stessi cantanti o da un gruppo di tecnici del suono. In Les îles déchaînées (1980), composto in collaborazione con suo figlio Denis, tre gruppi strumentali conducono differenti “duelli”: un’orchestra sinfonica, un gruppo di musica elettronica sperimentale e un ensemble jazz. All’apice del suo interesse per il collage di materiali preesistenti, Pousseur rivisitò monumenti della storia della musica come le Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach (in Nuits des nuits, 1975) e Dichterliebe di Robert Schumann (in Dichterliebesreigentraum, 1992-93); i materiali delle sue fonti sono organizzati in maniera tale da rivelare connessioni motiviche o strutturali che nell’opera originale erano nascoste o disgregate. Il principio caleidoscopico è presente sia qui, sia in lavori sfaccettati come Seconde apothéose de Rameau (1981), un riassunto esaustivo degli esperimenti armonici condotti da Pousseur fin dal 1960, oppure come Déclarations d’orages (1988-89), un ampio affresco in cui i contributi di diversi gruppi di esecutori sono intrecciati assieme in una maniera complessa.

Il lavoro nel contesto pedadogico e universitario indusse Pousseur a scrivere numerosi pezzi per un solo strumento e a iniziare a redigere un’opera sulla pedagogia strumentale, che comprendeva anche la musica da camera (Méthodicare , pubblicata nel 1988). Chiarezza e semplicità di struttura caratterizzano molte delle sue ultime composizioni, come Leçons d’enfer (1991) e Don Juan à Gnide (1996), nelle quali l’elemento visivo contribuisce in maniera significativa all’apprezzamento della forma. Nell’estate del 1994 Pousseur si ritirò a Waterloo per dedicarsi alla composizione, creando ancora diversi cicli musicali. Morì a Bruxelles il 6 marzo 2009.

 

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Pousseur, Henri e Fabbriciani, Roberto
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Henri Pousseur nacque a Malmédy, in Belgio, il 23 giugno 1929. Fin dagli inizi dei suoi studi presso il conservatorio di Liegi (1947-52) fu membro di un gruppo di giovani compositori, denominato “Variations”, che gravitava attorno a Pierre Jean Marie Froidebise. Fu in questo contesto che conobbe la musica di Anton Webern e di altri compositori del Novecento. Nel 1951 incontrò Pierre Boulez, il quale diede a Pousseur degli impulsi determinanti per la comprensione del linguaggio armonico di Webern, di cui esplorò le tecniche in Trois chants sacrés (1951). Nel 1953 conobbe Karlheinz Stockhausen e rimase impressionato dai suoi Elektronische Studien I (1953), che gli sembrarono segnare l’inizio di una nuova epoca. Nei successivi cinque anni Pousseur incontrò altri esponenti della giovane avanguardia europea, tra cui Bruno Maderna e Luigi Nono,  conosciuti a Darmstadt nel 1954, e Luciano Berio nel 1956.

In Prospection (1952-53), per tre pianoforti accordati a un sesto di tono di distanza, Pousseur cercò di sviluppare ulteriormente la tecnica della serialità integrale, intrapresa da Boules in Structure Ia (1951), ma incontrò difficoltà con la realizzazione strumentale. Nel 1954 fece la prima incursione nella musica elettronica con Seismogrammes, realizzato presso lo studio di Colonia. Nelle composizioni strumentali Symphonies à quinze solistes (1954-55) e Quintette à la mémoire d’Anton Webern (1955) Pousseur raggiunse una texture più ricca per mezzo di una tecnica “a gruppi” (analoga a quella che Stockhausen stava esplorando in quel periodo) e grazie all’utilizzo di considerazioni statistiche sia a livello compositivo che interpretativo. Queste riflessioni lo condussero verso la forma aperta, come emerge, ad esempio, in Scambi (1957) e Mobile (1957-58).

A metà degli anni Cinquanta Pousseur pubblicò numerosi scritti teorici, alcuni di natura analitica (focalizzati soprattutto su Webern), altri dedicati alla riflessione sulla propria estetica e sulle procedure compositive; nello stesso periodo fu invitato a insegnare in importanti centri della nuova musica, come Darmstadt, Colonia e Basilea. Poussseur niziò molto presto a riflettere su come scrivere musica aleatoria per ensemble composti da molti strumenti: Répons (1960) poneva delle tali difficoltà di assieme che richiese un centinaio di prove per renderne possibile l’esecuzione. Le difficoltà del pubblico nel seguire le interazioni dell’ensemble spinsero Pousseur ad aggiungere al pezzo una parabola dello scrittore francese Michel Butor, con l’obiettivo di rendere esplicite le scelte musicali e le conseguenze di queste. Con Rimes (1958-59), uno dei suoi primi lavori per strumenti e nastro magnetico, iniziò invece a sviluppare il concetto di “periodicità generalizzata”, secondo il quale diversi livelli strutturali di una forma musicale sono visti in analogia a forme d’onda periodiche o aperiodiche.

Con Electre (1960) e Trois visages de Liège (1961) Pousseur cercò di raggiungere una maggiore immediatezza comunicativa conducendo delle sperimentazioni con il testo parlato e con i ricchi potenziali semantici dei suoni elettronici. In questo modo fu vicino ad esaudire l’invito a riscoprire il potere rappresentativo della musica, rivolto da Butor ai compositori nel 1960 con il saggio La musique, art réaliste. Fu proprio con Butor che Pousseur collaborò per il suo progetto teatrale più importante degli anni Sessanta, ossia Votre Faust (1960-68): sul piano tanto letterario, quanto musicale, questa «fantaisie variable genre opéra» si alimentava di tutte le precedenti versioni del Faust, ponendo il problema dell’integrazione stilistica di materiali eterogenei. Pousseur sviluppò un sistema di trasformazioni armoniche, descritto nel saggio L’apothéose de Rameau (1968), il quale, basandosi su una «matrice universale», gli permetteva di porre in relazione elementi di linguaggio musicale che inizialmente potevano sembrare in opposizione. A livello drammaturgico, la seconda parte di Votre Faust prevede la moltiplicazione di scene alternative che offrono al pubblico la possibilità di intervenire nel corso del lavoro e di decidere come deve concludersi la vicenda.

In Couleurs croisées (1967), un lavoro commissionato a Pousseur dalla Koussevitzky Foundation, il linguaggio armonico è derivato dallo spiritual «We shall overcome» e procede dal cromatismo alla consonanza alternando delle trasformazioni che connettono monodia, omofonia, antifonia e polifonia. Con Mnémosyne I (1968) Pousseur recuperò invece la dimensione melodica, coronando così i suoi intenti di riappropriarsi della tradizione musicale. Dopo tre anni trascorsi ad insegnare negli USA (1966-68), Pousseur si stabilì a Liegi, dove iniziò a insegnare all’università e nel 1970 fondò il Centre de Recherches et de Formation Musicales de Wallonie (CRFMW), mettendo assieme uno studio di musica elettronica, l’Ensemble Musique Nouvelle e attività in educazione musicale. I suoi progetti pedagogici di maggior successo furono gradualmente inseriti nel corso di studi regolare del conservatorio, dove Pousseur organizzò un seminario di musica sperimentale per poi diventarvi professore di composizione (dal 1971) e quindi direttore (1975). Tra il 1985 e il 1987 fu direttore dell’Institut de Pédagogie Musicale (IPM) a Parigi e nel 1990 creò un programma di studi all’Università di Liegi che prevedeva l’insegnamento di musica pratica all’interno dei corsi di laurea.

Negli anni Settanta e Settanta la produzione di Pousseur fu chiaramente influenzata dai suoi ambiziosi progetti pedagogici. In questo spirito creò partiture indeterminate, come Ephémérides d’Icare II (1970), nelle quali l’improvvisazione collettiva è guidata da griglie multiparametriche, mentre le formule melodiche sono lasciate indefinite. L’impegno sociale e politico è invece presente in numerose composizioni, emergendo in alcuni casi nel contenuto del testo verbale, come in Crosses of Crossed Colors (1970) e L’invitation à l’utopie (1971), in altri casi a un livello più astratto, come in Modèle réduit (1975). Con il suo secondo lavoro di teatro musicale, Petrus Hebraicus (1973-74), commissionato dal Festival di Berlino per celebrare il centenario di Arnold Schönberg, Pousseur fece un decisivo passo verso altri mondi e prassi musicali, trattando gli stili musicali come punti di articolazione formale. In parallelo al libretto, in cui si incrociano differenti assi temporali, nella musica si fa allusione a un’ampia gamma di stili e generi musicali, dalla cantata barocca al melodramma espressionista, dal classicismo viennese a Igor Stravinskij a Kurt Weill.

L’esperienza pratica dei musicisti dilettanti è al centro di progetti come Chevelures du temps (1979) e La rose des voix (1982), in cui modelli desunti dal repertorio popolare o corale si intersecano tra di loro e interagiscono con effetti di rumore quotidiano prodotti dagli stessi cantanti o da un gruppo di tecnici del suono. In Les îles déchaînées (1980), composto in collaborazione con suo figlio Denis, tre gruppi strumentali conducono differenti “duelli”: un’orchestra sinfonica, un gruppo di musica elettronica sperimentale e un ensemble jazz. All’apice del suo interesse per il collage di materiali preesistenti, Pousseur rivisitò monumenti della storia della musica come le Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach (in Nuits des nuits, 1975) e Dichterliebe di Robert Schumann (in Dichterliebesreigentraum, 1992-93); i materiali delle sue fonti sono organizzati in maniera tale da rivelare connessioni motiviche o strutturali che nell’opera originale erano nascoste o disgregate. Il principio caleidoscopico è presente sia qui, sia in lavori sfaccettati come Seconde apothéose de Rameau (1981), un riassunto esaustivo degli esperimenti armonici condotti da Pousseur fin dal 1960, oppure come Déclarations d’orages (1988-89), un ampio affresco in cui i contributi di diversi gruppi di esecutori sono intrecciati assieme in una maniera complessa.

Il lavoro nel contesto pedadogico e universitario indusse Pousseur a scrivere numerosi pezzi per un solo strumento e a iniziare a redigere un’opera sulla pedagogia strumentale, che comprendeva anche la musica da camera (Méthodicare , pubblicata nel 1988). Chiarezza e semplicità di struttura caratterizzano molte delle sue ultime composizioni, come Leçons d’enfer (1991) e Don Juan à Gnide (1996), nelle quali l’elemento visivo contribuisce in maniera significativa all’apprezzamento della forma. Nell’estate del 1994 Pousseur si ritirò a Waterloo per dedicarsi alla composizione, creando ancora diversi cicli musicali. Morì a Bruxelles il 6 marzo 2009.

 

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