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Spinosa, Rossella
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Allievo del Conservatorio di Milano, studiò il pianoforte con E. Calace e composizione con Giulio Cesare Paribeni e Renzo Bossi, diplomandosi nel 1941. Oltre all’attività di compositore esercitò per alcuni anni quella di critico musicale per la rivista Panorama e di insegnante, presso la Nuova Accademia di Milano e la scuola del Piccolo Teatro di Milano. Fu anche attore e conduttore televisivo, con il programma “Spazio musicale” e “Invito alla Musica”, entrambi per la Rai. Tradusse e curò la versione ritmica di diversi libretti di teatro musicale, fra i quali “L’opera da tre soldi” di Kurt Weill e “Die Fledermaus” di Johann Strauss. Lavorò intensamente per tutta la vita nel campo delle musiche di scena, scrivendo innumerevoli commenti musicali per spettacoli delle principali compagnie italiane di prosa come collaboratore dei più importanti registi. Nel 1967 vinse il “Premio Italia” con l’opera radiofonica “Giovanni Sebastiano”.

È stato anche autore di canzoni, partecipando al Festival di Sanremo 1961 con Una goccia di cielo (cantata da Nadia Liani e Jolanda Rossin).

Colpito da un ictus nella seconda metà degli anni ottanta, rallentò l’attività musicale, intensificando però quella letteraria. Alla sua morte, avvenuta il 19 luglio 1991, lasciò numerosi scritti di carattere musicale.

Lo stile di Gino Negri, quasi sempre caratterizzato dall’utilizzazione di piccoli organici strumentali e con una costante presenza del canto, di volta in volta creato “su misura” per le caratteristiche e le capacità degli interpreti (spesso non cantanti lirici ma attori di teatro), risente di molte influenze della musica del Novecento, pur conservando in ogni caso una spiccata personalità. Assolutamente privo di remore, sia per la citazione e l’inserimento nella sua musica di elementi spesso beffardamente richiamanti celeberrimi autori del passato, sia per l’utilizzazione, a volte, di stilemi derivati da forme musicali cosiddette “basse” (come la canzonetta degli anni sessanta), nella sua musica riesce sempre a mantenere un carattere di arguta nobiltà di tono, senza mai scadere nell’intellettualismo, ma allo stesso tempo senza grandi profondità formali. Passando dalla mordace ironia a una malinconia sottile, lo stile di Gino Negri dimostra soprattutto una componente di distaccato divertimento.

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4 pubblicazioni in catalogo

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Allievo del Conservatorio di Milano, studiò il pianoforte con E. Calace e composizione con Giulio Cesare Paribeni e Renzo Bossi, diplomandosi nel 1941. Oltre all’attività di compositore esercitò per alcuni anni quella di critico musicale per la rivista Panorama e di insegnante, presso la Nuova Accademia di Milano e la scuola del Piccolo Teatro di Milano. Fu anche attore e conduttore televisivo, con il programma “Spazio musicale” e “Invito alla Musica”, entrambi per la Rai. Tradusse e curò la versione ritmica di diversi libretti di teatro musicale, fra i quali “L’opera da tre soldi” di Kurt Weill e “Die Fledermaus” di Johann Strauss. Lavorò intensamente per tutta la vita nel campo delle musiche di scena, scrivendo innumerevoli commenti musicali per spettacoli delle principali compagnie italiane di prosa come collaboratore dei più importanti registi. Nel 1967 vinse il “Premio Italia” con l’opera radiofonica “Giovanni Sebastiano”.

È stato anche autore di canzoni, partecipando al Festival di Sanremo 1961 con Una goccia di cielo (cantata da Nadia Liani e Jolanda Rossin).

Colpito da un ictus nella seconda metà degli anni ottanta, rallentò l’attività musicale, intensificando però quella letteraria. Alla sua morte, avvenuta il 19 luglio 1991, lasciò numerosi scritti di carattere musicale.

Lo stile di Gino Negri, quasi sempre caratterizzato dall’utilizzazione di piccoli organici strumentali e con una costante presenza del canto, di volta in volta creato “su misura” per le caratteristiche e le capacità degli interpreti (spesso non cantanti lirici ma attori di teatro), risente di molte influenze della musica del Novecento, pur conservando in ogni caso una spiccata personalità. Assolutamente privo di remore, sia per la citazione e l’inserimento nella sua musica di elementi spesso beffardamente richiamanti celeberrimi autori del passato, sia per l’utilizzazione, a volte, di stilemi derivati da forme musicali cosiddette “basse” (come la canzonetta degli anni sessanta), nella sua musica riesce sempre a mantenere un carattere di arguta nobiltà di tono, senza mai scadere nell’intellettualismo, ma allo stesso tempo senza grandi profondità formali. Passando dalla mordace ironia a una malinconia sottile, lo stile di Gino Negri dimostra soprattutto una componente di distaccato divertimento.

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Allievo del Conservatorio di Milano, studiò il pianoforte con E. Calace e composizione con Giulio Cesare Paribeni e Renzo Bossi, diplomandosi nel 1941. Oltre all’attività di compositore esercitò per alcuni anni quella di critico musicale per la rivista Panorama e di insegnante, presso la Nuova Accademia di Milano e la scuola del Piccolo Teatro di Milano. Fu anche attore e conduttore televisivo, con il programma “Spazio musicale” e “Invito alla Musica”, entrambi per la Rai. Tradusse e curò la versione ritmica di diversi libretti di teatro musicale, fra i quali “L’opera da tre soldi” di Kurt Weill e “Die Fledermaus” di Johann Strauss. Lavorò intensamente per tutta la vita nel campo delle musiche di scena, scrivendo innumerevoli commenti musicali per spettacoli delle principali compagnie italiane di prosa come collaboratore dei più importanti registi. Nel 1967 vinse il “Premio Italia” con l’opera radiofonica “Giovanni Sebastiano”.

È stato anche autore di canzoni, partecipando al Festival di Sanremo 1961 con Una goccia di cielo (cantata da Nadia Liani e Jolanda Rossin).

Colpito da un ictus nella seconda metà degli anni ottanta, rallentò l’attività musicale, intensificando però quella letteraria. Alla sua morte, avvenuta il 19 luglio 1991, lasciò numerosi scritti di carattere musicale.

Lo stile di Gino Negri, quasi sempre caratterizzato dall’utilizzazione di piccoli organici strumentali e con una costante presenza del canto, di volta in volta creato “su misura” per le caratteristiche e le capacità degli interpreti (spesso non cantanti lirici ma attori di teatro), risente di molte influenze della musica del Novecento, pur conservando in ogni caso una spiccata personalità. Assolutamente privo di remore, sia per la citazione e l’inserimento nella sua musica di elementi spesso beffardamente richiamanti celeberrimi autori del passato, sia per l’utilizzazione, a volte, di stilemi derivati da forme musicali cosiddette “basse” (come la canzonetta degli anni sessanta), nella sua musica riesce sempre a mantenere un carattere di arguta nobiltà di tono, senza mai scadere nell’intellettualismo, ma allo stesso tempo senza grandi profondità formali. Passando dalla mordace ironia a una malinconia sottile, lo stile di Gino Negri dimostra soprattutto una componente di distaccato divertimento.

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